Posts Tagged ‘Bassolino’

Cos’altro doveva capitare a Napoli per far dimettere la Jervolino?

gennaio 6, 2009

iervolino

Jamme Jamme, signora Jervolino, su tolga il disturbo! Solo il pensiero di risparmiare ai suoi concittadini napoletani la sua voce gracchiante sarebbe già “na’ bella pensata”.

Non sono bastati 4 assessori arrestati ed un altro morto suicida per farle comprendere d’essere inadeguata per la guida di Napoli?

Non è ancor contenta del danno arrecato alla città più estroversa del mondo?

Non si sente affatto responsabile per non essere riuscita ad intercettare le trame che si svolgevano all’ombra della sua gestione?

Una persona normale si sarebbe già dimessa da tempo! 

Ponga fine alla sua “tarantella”: non ha “le physique du role”.

Quello d’essere primo cittadino di Napoli è un incarico gravoso per chiunque, ma del suo impegno non se ne sentirà affatto il bisogno: non è indispensabile, e la sua ostinazione diventa inquietante.

Di Napoli abbiamo un’immagine che amiamo conservare, malgrado la protervia del sindaco nel volerci far cambiare idea. Se la signora Rosetta ama la sua città, tolga subito il disturbo, altro che presentare la nuova Giunta! Anche il segretario provinciale del suo partito si è dimesso in dissenso .

Sindaco ci ripensi! Comprendiamo la sua  insoddisfazione per dover porre termine in modo inglorioso alla sua carriera politica, ma la responsabilità è solo sua!

Cosa pretende ora dai napoletani? La finisca di affliggerli!

Ha già l’età per la pensione: abbia anche un briciolo di dignità! Suvvia coraggio, molli! Vedrà che poi ci sarà poi un coro di consensi per lei.

Napoli è la città di sognatori, dei filosofi, degli scrittori, degli artisti e dei poeti, ma oggi, invece, se ne parla, purtroppo, solo per la spazzatura e per la questione morale, e quando se ne parla vengono in mente due ritratti: quello della Jervolino e quello di Bassolino “o’ presidente”.

Pensiamo che ci sia di meglio a Napoli ed in Campania: ne siamo sicuri!

Amiamo Napoli, ci affascina la sua cultura, quella popolare, ci incuriosisce la sua filosofia di vita, e la gente con il suo congenito relativismo. Ci piace lo stile, spesso disarmante ma umano, ci piace quel modo dei napoletani d’essere disincantati. Perché questo sindaco vuole ancora infierire?

Si è tirata fuori dalle responsabilità per la spazzatura, mentre le cronache riportavano la notizia che le strade vicino alla sua abitazione erano sgombre e pulite. I problemi, però, c’erano prima del suo avvento, c’erano con Bassolino e forse anche prima, ma con lei tutti i nodi sono venuti al pettine. Inesorabilmente! E’ come la storia del cerino che non ha più stelo e  brucia tra le dita dell’ultimo arrivato. Ci dispiace, ma le dita che restano bruciate sono proprio le sue.

A Napoli sorridono insieme poveri e ricchi, felici ed infelici, giovani e vecchi. A Napoli fortuna e malasorte sono le due facce di una stessa medaglia, ed invidia e rancore si fondono nell’ironia con naturale allegria. Tutto questo rende straordinaria ed unica al mondo questa città. Un bene dell’umanità da proteggere, difendere, persino consolidare.

Napoli è miseria e nobiltà, per rievocare Totò, ma ha la sventura di avere oggi la peggiore classe politica del dopoguerra, e ci sembra di vedere mutare anche  il modo d’essere dei napoletani. Si è rotto quel filo sottile che ha segnato per anni i confini tra legalità ed illegalità. Oggi prevalgono gli interessi di parte, quelli del malaffare sulla difesa dei diritti primari. Prevale, ad esempio, come si è visto, il principio della valorizzazione dei suoli nella prossimità delle discariche, sugli interessi generali della salute di tutti.

La destrezza e la furbizia sono stati per anni “un’arte sottile” praticata persino con umanità. Anche i professionisti della patacca, che organizzavano con elegante maestria  i pacchi ed i contropacchi, ci facevano sorridere.

Oggi invece i mariuoli ci preoccupano.

Nella società si è insediato il malanimo ed il malaffare. E’ cresciuta una classe politica cinica ed arrogante, sensibile solo alla lotta per il potere, che imprime il suo avallo allo scempio e all’abuso.

Napoli, purtroppo, è cambiata in peggio. 

Sindaco Jervolino si dimetta, per favore, si tolga dai piedi! 

Vito Schepisi 

 

Gli “interventi spot” di Veltroni

novembre 28, 2008

veltro

Dev’essere la parola d’ordine del momento. La usano oramai in tanti ed ovviamente anche Veltroni:  “Domani (oggi per chi scrive – ndr) il governo prenderà delle misure e mi auguro che tengano conto della crisi e non procedano con interventi spot”. Anche in precedenza l’avevamo sentito dire, che l’esecutivo procedeva con “interventi spot”. In verità, abbiamo sentito anche di peggio.

Questa mattina sono così andato sul vocabolario per capire meglio cosa Veltroni volesse dire. La parola viene usata generalmente per due accessi. Uno che esprime un fascio di luce che illumina, tra tanti, un particolare della scena, ed è un termine usato in fotografia e in cinematografia.  Ed ho pensato che Veltroni, diplomato in cinema, si riferisse a questo. Un altro, invece, attiene alla pubblicità e cioè a quelle sequenze di immagini sintetiche che si diffondono per promuovere un prodotto di consumo o esaltare l’efficienza di un mezzo. Ho pensato così alla esperienza comunicativa di Berlusconi ed alla idea di Veltroni che per l’attività del Governo il premier si servisse di effetti illusivi.

Se il Governo usasse gli “interventi spot” per mettere in luce le questioni e poterle affrontare con chiarezza, Veltroni darebbe all’esecutivo un giudizio tutto sommato positivo. A questo punto mi è sorto un altro dubbio: com’è possibile che il leader del PD esprima una valutazione positiva su questa maggioranza a cui non perdona il fatto che l’abbia battuto alle elezioni?

Ma Veltroni – mi sono chiesto subito dopo – l’abbiamo mai sentito esprimere un apprezzamento positivo su iniziative dello schieramento avversario?

Sin dal primo giorno il segretario del PD si è distinto nell’inseguire Di Pietro, in fuga verso un’opposizione pregiudiziale. E tutte le dichiarazioni del leader del PD di rottura con l’ex PM contrastano con il sostegno nei fatti ai toni ed al pregiudizio del leader forcaiolo dell’Idv.

Anche per l’immondizia di Napoli, mentre abbiamo sentito D’Alema e Prodi, assegnarsene il merito, Veltroni non ha mai riconosciuto quelli del Governo e né offerto sostegno e collaborazione, tanto da trovarsi persino in contrasto con il Presidente della Campania Bassolino, che invece al tempo mostrò di apprezzare le iniziative governative.

Veltroni si è solo distinto, ad esempio, nel contestare l’abolizione dell’ICI sulla prima casa, anche in modo scorretto, facendo passare l’idea che era una misura che favoriva i ricchi ed i proprietari di immobili, mentre alleggeriva la pressione fiscale solo su coloro che abitano in case di proprietà, alcune gravate da ipoteche e con rate mensili di mutui da pagare.

Non so se le due iniziative menzionate siano considerati “interventi spot” da Veltroni, o se sia considerata tale anche la tenacia del ministro Brunetta nel voler ridurre gli sprechi della Pubblica Amministrazione, e nel voler smascherare i fannulloni.

Prima del Governo di Prodi tra gli slogan della sinistra ce n’era uno relativo alle tasse in cui si sosteneva che pagandole tutti se ne potevano pagare di meno. Ora che ci penso, è strano che durante l’ultima campagna elettorale questo slogan della sinistra sia sparito: sarà stata la vergogna che si è fatta sentire! Perché, di grazia, ora la sinistra e Veltroni non sostengono il ministro Brunetta dicendo che nel pubblico impiego se lavorassero tutti si lavorerebbe di meno?

Ma se Veltroni quando parla di “interventi spot” si riferisse, invece, agli annunci della maggioranza di provvedimenti su questioni avvertite dall’opinione pubblica a cui non farebbero seguito iniziative risolutive ma solo immagini illusive?

Ogni provvedimento perché sia efficace deve tener conto di due necessità. La prima è quella di recare un vantaggio concreto e la seconda è quella di non modificare un quadro complessivo di equilibrio economico finanziario in modo tale da provocare lesioni all’intero impianto.

Nessun intervento di riparazione, infatti, raggiunge il suo fine se incide sulle fondamenta dell’intero edificio provocandone il crollo.

Sarebbe il caso che anche Veltroni, che è di suo buon cultore di “spot”, sappia che non proprio tutto “si può fare”. Il Paese ha bisogno di serietà. La smettesse, pertanto, di giocare a fare l’Obama, o il fantasioso sognatore, per assumere atteggiamenti più consoni alle difficoltà del momento. 

Vito Schepisi

L’Italia da rifare

gennaio 21, 2008

10.jpg

Cosa pensano di fare? Cosa pensa la sinistra italiana di ricavare dal clima di rissa che fomenta? La consapevolezza di essere minoranza nel Paese deve averli portati alla follia.

Hanno fallito i loro obiettivi. A loro discolpa solo il dubbio, e neppure generale, che sia più il risultato della loro incapacità che della loro volontà. Danno l’idea d’essere maldestri pachidermi in un labirinto di cristalliere. Distruggono tutto ciò che toccano. Hanno deluso le aspettative che, speranzosi, milioni di italiani avevano loro affidato di rendere “felice” il Paese, come affermava l’imbroglione politico più recidivo della nostra Italia repubblicana..il p deluso le aspettative i più per incapacità che per volontàane.e coinvolga anche e soprattutto la parte politica che nel Pa Si muovono tra le barriere di un furore ideologico e gli ostacoli della loro supponenza d’esser portatori di uguaglianza e giustizia. Travolgono, come fossero inermi birilli, i margini del buon senso, della tolleranza e persino dell’interesse sociale delle fasce più deboli del Paese.

La constatazione di aver prodotto un mostro incomprensibile in cui anche la tradizione italiana di correttezza istituzionale veniva meno; il loro modo piuttosto singolare di creare spazi di sensazioni odiose di regime e di intolleranza, deve averli portati a sragionare.

Mai esistito nel Paese un clima di così odiosa ostinazione nel non prendere atto che persino nel Parlamento, non solo la maggioranza politica, che non è mai esistita, ma ora anche la maggioranza numerica non esista più.

Non si possono ignorare, soprattutto per correttezza democratica, le dichiarazioni esplicite di senatori e componenti parlamentari che hanno denunciato la fine di una stagione politica. Non si può sorvolare sulle dichiarazioni di un Ministro della Giustizia, dimessosi, che ha posto all’attenzione del Parlamento uno stato inquietante di una parte della magistratura Italiana. Se c’è una situazione che la democrazia liberale non può ignorare e soprattutto tollerare è l’esistenza di una giustizia partigiana, specialmente se la questione è stata posta nelle aule parlamentari.

Ora si beccano tra di loro e sguinzagliano i canali della mestazione politica e giudiziaria. Vogliono intorpidire il clima nella speranza che la sfiducia della gente coinvolga, anche e soprattutto, la parte politica che nel Paese è già consolidata maggioranza.

Ecco così muoversi la macchina da guerra di occhettiana memoria. E scatenano tutte le guerre possibili. Se devono perire sommersi dal letame che hanno sparso stabiliscono che lo facciano come Sansone con tutti i filistei.  Prendono corpo contemporaneamente il conflitto di religione, quello giudiziario, la guerriglia dell’antipolitica, la battaglia dell’immondizia, la guerra di tutti contro tutti.

Si scatena lo scontro parlamentare e si tenta con artifizi e sollecitando astensioni, per strumentalizzare persino il regolamento del Senato dove, su un voto di sfiducia  l’astensione torna a favore del no, di mantenere in vita il Governo di Prodi, il più indegno e discusso che ha mortificato il Paese e messo a dura prova la tolleranza e la sopportazione degli italiani.

Vorrebbero continuare a mantenere i loro sederi ben saldi sulla seduta e le loro mani ben strette intorno ai braccioli delle loro traballanti poltrone, avvinti, contorti e diramati come l’edera, pur navigando nella melma di una maleodorante generale immondizia che parte dalla Napoli e dalla Campania della Jervolino, di Pecoraro, Mastella e Bassolino per arrivare sui colli di Roma.

Vogliono continuare a fare mercato di nomine e di abusi. Come la stomachevole nomina alla presidenza dell’Apat (Agenzia per la protezione dell’ambiente) del capo di gabinetto del sottoposto a sfiducia Ministro per l’Ambiente in carica. Il braccio destro del ministro che si trova ad assumere nello stesso tempo il ruolo di controllore e controllato. Altro che sospetti e accuse di conflitto di interessi rivolte verso altri!

Ed è proprio il Ministro dell’Ambiente, restio a dimettersi, che è nell’occhio del ciclone per aver ridotto l’Italia ad un cumulo di spazzatura e non solo quella fisica di Napoli e della Campania, ma anche quella delle scorie strutturali di un Paese oramai vecchio ed obsoleto. Un Paese che tarda a rinnovarsi e fornirsi di strutture all’altezza dei tempi e del suo ruolo in Europa. Un paese che manca persino di seri piani energetici sufficienti a garantire sicurezza e continuità alla nostra principale fonte di ricchezza costituita dalle reti produttive e di trasformazione in campo manifatturiero ed industriale.

La vera guerra in corso però è quella alla ragione! C’è un esercito sgangherato che assomiglia tanto al Capo della Procura di Santa Maria Capua Vetere in cui configgono almeno due diverse pulsioni. Da una parta quella della riservatezza e dell’apparenza di serietà e dall’altra la voglia di essere protagonista. Per un verso il desiderio di spiegare e dar coerenza alle sue iniziative giudiziarie e dall’altra il mostrarsi indignato per la denigrazione personale riscossa dalla parte politica sottoposta alle sue diverse iniziative cautelari.

Un modo oramai classico di dire e poi minacciare di smentire e negare ciò che si è detto. Un esempio di sottocultura del diritto e delle garanzie di riservatezza e di cautela laddove, invece, si richiedono comportamenti che non solo devono essere, ma soprattutto devono apparire d’essere, specchiato esempio di professionalità e di equilibrio e non sgangherate rappresentazioni da commedia dell’arte.

La sinistra Italiana ci restituisce un’Italia allo sfascio, in crisi di valori, tartassata di balzelli fiscali, ridotta alla fame nelle fasce più deboli ed al grigiore di vita nelle fasce intermedie. Un’Italia insicura, tormentata dai dubbi sul futuro e dall’insicurezza del presente, ai margini dell’Europa, indicata nel mondo come cattivo esempio, con servizi da terzo mondo e persino senza più una compagnia aerea di bandiera. Un’Italia dispersa nella sua identità, senza valori di riferimento, involuta nella difesa dei principi dove persino il “laicismo” diventa una gabbia ideologica.

Un’immagine dell’Italia che si spera di cambiare al più presto!

Vito Schepisi