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Stabiliamo i turni per satira e ironia?

novembre 7, 2008

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In America tutto è possibile! Ma non è così in Italia! Nel nostro Paese le parole hanno un significato diverso a seconda di chi le pronuncia.

Anche nella nostra penisola incominciavamo a pensare che tutto fosse possibile e che satira, ironia ed humour fossero diventate il viatico per parlare e sparlare di tutto e di tutti. Da qualche giorno ci siamo invece accorti che non è proprio così.

E’ sufficiente gettare allegoricamente dalla torre Veltroni in TV che scoppia il finimondo. E se poi ci si lascia andare a scherzose battute, anche per sdrammatizzare una tensione che si taglia con il coltello, per il tentativo di Veltroni e della sinistra di impossessarsi di Obama, come se fosse il leader della sinistra mondiale, italiana compresa, ecco che iniziano i fuochi di artificio.

Per fortuna Barack Obama non è affatto il leader della sinistra mondiale; mentre di quella italiana, purtroppo, rimane Veltroni con il suo provincialismo e le sue ipocrisie.

Ricordiamo che per Bush il trattamento della sinistra è stato del tutto diverso. Anche lui ancora Presidente del paese più potente del mondo, lo stesso di Obama, è passato dalla bocca di tutti, Veltroni compreso, collegato ad apprezzamenti pesanti sotto il profilo personale, etico e politico.

C’è ancora chi nella sinistra lo collega ad un disegno complottistico per la tragedia delle torri gemelle a new York. La sua visita a Roma nel giugno del 2007 trovò, tra i componenti del  governo di Prodi, espressioni di spregio e di malumore.

La sinistra “corretta” deve avere la memoria davvero corta se oggi non ricorda che la visita è stata persino sul punto d’essere annullata per una serie di ostacoli, questi davvero poco corretti. Si voleva che Bush avesse un profilo basso e che la visita seguisse solo un protocollo burocratico. L’impressione tra i liberali ed i (veri) democratici italiani è stata di un formalismo della nomenclatura in cui i protocolli dovessero essere rigidamente controllati e gestiti dall’esecutivo, come in un tipico paese del socialismo reale, o un qualsiasi regime dittatoriale sudamericano.

Il nervosismo e le manovre ostruzionistiche del governo di allora e del comando dei servizi di sicurezza per la volontà di Bush di incontrare Berlusconi, e di visitare la comunità di Sant’Egidio, apparvero fuori luogo ed esagerate, tanto che la diplomazia americana ricordò che incontrare il leader dell’opposizione per Bush era una consuetudine a cui non avrebbe rinunciato in Italia. I diplomatici Usa con questa radicata volontà erano persino pronti a limitare la presenza di Bush in Italia alla sola visita al Papa in Vaticano, se l’incontro con il leader dell’opposizione fosse stato ancora ostacolato. Questo incontro fu addirittura definito dallo staff di Prodi come una iniziativa “inopportuna e sgradita”. Per fortuna che, poco più di sei mesi dopo, “inopportuna e sgradita” fu considerata dagli italiani la permanenza di Prodi a Palazzo Chigi.

Ci hanno abituati a queste strozzature della libertà, datate solo poco più di un anno fa, ed ora si scandalizzano per una battuta scherzosa sul nuovo Presidente degli USA?

“Bello, giovane ed abbronzato” è proprio così dissacrante ed offensivo? Pensiamo che Obama abbia ascoltato di peggio nel suo lungo tour elettorale e che le parole di Berlusconi siano, invece, per lui motivo di un’amicizia che nasce sulla scia di un comune sentimento di gioviale libertà e di intendimenti comuni sulle questioni del mondo, tanto da potersi concedere tra loro persino toni scherzosi. Berlusconi non si sarebbe certo espresso nella stessa maniera, ad esempio, verso il venezuelano Chavez, il dittatore sudamericano che voleva comprare Alitalia assieme ad una cordata di piloti e di assistenti di volo sostenuta da Di Pietro.

C’è molto nervosismo nella sinistra, e sono passati solo sei mesi dal risultato elettorale. Ne dovranno passare ancora 4 anni e 6 mesi per poter tentare, come avviene in democrazia, la rivincita del consenso elettorale. Non sappiamo se questo nervosismo sia dovuto all’astinenza dal potere, o alla constatazione di avere così tanto poco da dire. Di certo a sinistra appaiono incapaci di rappresentare concretamente un condivisibile sentimento popolare che vada oltre le questioni strumentali.

Se siamo a questo punto, serietà per serietà, va bene se per satira ed ironia si stabiliscano dei turni? Va bene se nei giorni dispari tocca alla sinistra, mentre per i pari tocca alla destra?

Vito Schepisi

Sono Veltroni … ma anche Berlusconi!

marzo 17, 2008

walter_veltroni_1.jpgC’ è sempre un modo diverso per essere comici. Al contrario di altri paesi, in Italia la comicità si è espressa in tante forme differenti tanto da diventare, il popolo italiano, famoso per i modi anche bizzarri di interpretare la vita.

L’Italia ha saputo imbrigliare con la più amara ironia la drammaticità della cattiva sorte e della malversazione. Ha saputo trarre coraggio anche dalle sventure, inventandosi antidoti e pozioni per meglio esorcizzare il dolore.

I sacrifici, la miseria, le sofferenze, assieme alla meschinità, alla viltà, ai vizi ed alle virtù, tutto nel tempo della storia è stato nello stesso momento esaltato e sdrammatizzato con l’arte dell’ironia e della burla. Gli italiani si sono mostrati capaci di sorridere laddove altri si mostravano seri e compunti, ma anche per converso di piangere e soffrire laddove gli altri si mostravano cinici ed indifferenti.

Tanti attori, tanti interpreti chi con grande talento, altri con un po’meno, come ad esempio Veltroni.

Come non pensare a Benigni? Alla sua La vita è bella  dove ha saputo e voluto raccontare il nazismo e l’orrore, la severità e l’idiozia, i campi di concentramento, l’odio razziale: uno spaccato anche storicamente abbastanza recente della follia dei regimi ideologici. L’ha fatto con l’ironia e la beffa, con la filosofia romantica di un’umanità che sa riscattare in modo provocatorio e fermo il valore umano dell’individuo e la dignità e dell’uomo.

Tra le attitudini ci sono coloro che hanno l’animo ed il gusto interpretativo per evocare sia le giuste emozioni sia la sensibilità delle coscienze. Il pluralismo delle sensazioni è anche un benefico lavaggio nel limpido ruscello del confronto, dove sgorga quell’acqua che elimina le scorie della incomunicabilità e del pregiudizio.

Ci sono anche coloro che invece sembrano goffi e che forzano la loro interpretazione in un crescendo di atteggiamenti che sanno di spicciola furbizia e di consapevole mistificazione, come ad esempio Veltroni, con quei suoi modi da recita, con i suoi onnicomprensivi pensieri, ma anche con la sue mimica suggestiva tra il divertito, il serio, il pensieroso, il preoccupato, l’ascetico.

Ed è meditando su una strana e serrata campagna elettorale che può tornare alla memoria un’opera letteraria così assimilabile con la nostra politica. Una campagna elettorale che interpreta il costume di un Italia dove i feudi, il potere, la sonnacchiosa ed apparentemente distratta gestione, il controllo e le metamorfosi dei pensieri, delle strategie, degli ideali, dei tormenti sociali, resta il filo conduttore di un’idea che sintetizza la trama de Il Gattopardo di Giuseppe Tommasi di Lampedura: “se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.

Anche il nuovo ha l’immagine del vecchio. Cadono i muri e le certezze e il mondo si trasforma, la globalizzazione prende il posto delle autarchie, il principio del mercato si sostituisce a quello del dirigismo marxista, ma i personaggi sono sempre gli stessi. Sempre uguali. Sembra persino che conservino le stesse facce, anche quando le generazioni mutano e si avvicendano. Alcuni sono lì da sempre come se fossero uomini immortali, in prima fila a riproporsi, cambiando giacchette e maschere, dopo un lifting politico tra l’incredibile e l’audace. Sempreverdi di una pianta che non dà frutti, né fiori ma solo bacche grigie, amare, indigeste se non velenose

Veltroni è poi colui che sintetizza alla perfezione la massima di Tommasi Di Lampedusa: “attribuire ad altri la propria infelicità è l’ultimo ingannevole filtro dei disperati”. Circondato dagli stessi uomini contro cui oggi sembra opporsi nei programmi, inoltrandosi verso un percorso politico del tutto diversificato da quello di Prodi e della sua maggioranza, sembra astutamente voler attribuire ad altri le responsabilità della cattiva gestione del governo ancora in carica di Prodi, mentre ne è incontrovertibile continuità per uomini e sostanza politica.

Veltroni, con la finzione di contenuti mutuati alla “rabbia “ della gente, antepone così alla realtà il suo ultimo filtro dei disperati, tanto da sembrare ancora più disperato, come colui che si gioca tutto per restare a galla e per non precipitare verso il giudizio severo del popolo che si vorrebbe ancora una volta mortificare.

Recita da nordista, da imprenditore, da liberista, da fautore delle grandi opere, da repressore della criminalità, da garante dei valori, da promotore della riduzione della pressione fiscale.

Non è che si dimentica d’esser Veltroni? O che finisca per spacciarsi anche per Berlusconi?

Sarebbe davvero un colpo da maestro se nell’impeto della competizione si guardasse allo specchio e si dicesse :  Si può fare! Io sono Veltroni….ma anche Berlusconi!

Vito Schepisi

Un Parlamento senza Mastella

marzo 7, 2008

mastella1_ap.jpgFa uno strano effetto sapere che Mastella stia fuori quest’anno. Eravamo abituati ai suoi cambi di campo, ai suoi colpi di scena, alle sue frasi allusive, ai messaggi cifrati, alla spontaneità della sua arroganza politica. Ci sembrava che fosse un tutt’uno con la politica italiana. Anche per la famiglia, pensandoci, non sembra che sia il solo ad averla. Del resto se c’è Veltroni non si riesce a capire perché non ci debba stare Mastella! Ognuno ha il suo ruolo, recita la sua parte, assume i toni di scena, riscalda il pubblico. Ciascuno come sa fare. Sono abili sia l’uno che l’altro. Due platee diverse, due pubblici diversi, due ruoli appunto diversi. Ma due interpreti geniali, quasi unici.Ci sono più di un’analogia tra i due. Per faccia tosta sono perfettamente in linea. Si potrebbe indire un concorso ed iscriverli d’ufficio. E sarebbe davvero una bella gara! Anche per giravolte politiche sanno ben seguire il vento che tira. Ma l’eccellenza la raggiungono nell’abilità della disinformazione. Hanno l’abilità di esser convincenti nel saper dire giusto il contrario di ciò che pensano e fanno. Sanno smentirsi con abilità e fingere con mimica professionale. Dalla tragedia alla commedia dell’arte, dalla sceneggiata all’avanspettacolo, alle comiche finali, solo mutando gli abiti di scena: davvero gran classe!Quando, ad esempio, Mastella affermava di essere un fedele sostenitore di Prodi, c’era da esser certi, come se colti da un riflesso condizionato, che stesse giungendo il momento di un suo improvviso colpo di mano. Come un classico effetto da teatro!La stessa cosa è valsa per Veltroni, ad esempio. Il leader del PD se a giorni alterni dichiarava il pieno sostegno al lavoro della maggioranza di centrosinistra e di Prodi, e non faceva distinzioni di opzioni politiche tra ciò che si andava sostenendo in quell’area da Dini a Bertinotti, attraverso mastelliani, socialisti, radicali e Di Pietro, nei restanti giorni ne minava la credibilità politica e programmatica. Come in un gioco delle parti, come se presagisse che a distanza di pochi mesi dovesse accreditarsi per il ruolo sia della maggioranza che dell’opposizione, come fa ora in campagna elettorale a seconda delle circostanze. Ricorda Gassman, il compianto Vittorio Gassman: il mattatore! Se Prodi parlava di una tale coesione del centrosinistra, da potergli tranquillamente garantire la conclusione del suo mandato alla normale fine della legislatura, Veltroni esprimeva condivisione e prometteva il suo apporto leale. Dopo qualche ora, però, apriva scenari nuovi, sia programmaci che istituzionali, ben sapendo che avrebbero reso irrespirabile il clima parlamentare. Se Prodi, ancora, insisteva sulla sostenibilità del programma dell’Unione e sulla sua coerente attuazione, Veltroni scopiazzava di già, sui temi della sicurezza, sui temi delle tasse, sui temi dell’impresa, su quelli dell’economia e sui temi della riforma istituzionale, le posizioni ed i programmi del centrodestra, ponendo persino in difficoltà ed imbarazzo il premier. Il Capo del Governo in carica si è trovato a volte costretto a svolte immediate ed a correzioni di tiro, come è accaduto sul disegno di legge sulla sicurezza, poi trasformato in decreto, sulla spinta delle emergenze nelle periferie romane. Si è avuta persino la sensazione di un’Italia dalle attenzioni diverse. Se la delinquenza ed il teppismo violento toccavano le città del nord, ad esempio, è parso che per il governo l’evento potesse ritenersi tollerabile e compreso in una casistica dei tempi difficili e di un prezzo da pagare in una società dai forti contrasti. Se la stessa violenza e criminalità toccavano la Roma del sindaco Veltroni, invece, l’impressione è stata che il caso diventasse di assoluta gravità e tale da richiedere interventi immediati. Un decreto ritenuto inadeguato se richiesto dall’opposizione, mancando a parere di Prodi i presupposti per la decretazione d’urgenza, diventava invece opportuno solo sulla parola di Veltroni. Ma anche il caso della spazzatura di Napoli veniva gestito dal governo e da Prodi con molta prudente compiacenza e senza richieste di rimozione dei responsabili politici della Città, della Regione e del Governo. Sono in molti a chiedersi oggi se la stessa compiacenza ci sarebbe stata in altre città d’Italia con Sindaco e Governatore estranei al PD di Veltroni.Era bastato, così, un atto efferato su Roma, come se nel resto d’Italia le efferatezze contassero meno, perchè l’urgenza diventasse tale ed il disegno di legge del governo diventasse subito decreto. E’ così è stato per la Giustizia. Quest’ultima è parsa come un olio che scivola sui corpi dei  personaggi appartenenti al PD, ma che diventa un macigno che schiaccia per altri, come Mastella, ad esempio.Altro che Pirandello! Altro che personaggi dalla personalità controversa! Quelle del centrosinistra in Italia sono parse vere e proprie comiche finali! Ora invece siamo all’avanspettacolo delle luci e dei colori dove si canta e si balla con spensieratezza. Ma i personaggi sono sempre gli stessi!Mastella è fuori ma restano Veltroni e Di Pietro, anche lui con famiglia e con l’uso personale di un partito, anche lui impegnato immobiliarmente. Senza Mastella all’ex PM gli viene a mancare la spalla, come i fratelli De Rege, dove uno dei due recitava la parte del sempliciotto.

Resta solo il dubbio dove Di Pietro se l’andrà a cercare la spalla nel nuovo Parlamento? E chi dei due sarà il sempliciotto?

Vito Schepisi

Quelli che il Programma PD

febbraio 29, 2008

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Leggendo il programma del PD c’è da porsi dinanzi ad un serio problema esistenziale. Tanti, infatti, sono stati investiti dal dubbio d’aver veramente vissuto una vita intellettualmente normale. Era tutto là, pronto: c’era la famosa ricetta per rendere felici gli italiani!

Nessuno era ancora riuscito purtroppo  a capirlo. Tanto meno Prodi! E’ proprio vero che le cose che sembrano più difficili sono sempre quelle che hanno le soluzioni più facili! E’ sufficiente avere un’intelligenza più frizzante. L’intuito del “si può fare”!

Non è utile solo approfondire e studiare i problemi, è necessario anche  pensare alla vita un po’ meno normale, anche a quella un po’ frivola fatta di feste, di notti bianche, di artisti di strada. Anche le sere e le notti passate con un bicchiere in mano, tra una battuta scontata, una citazione fuori posto, un sorriso inutile ed un po’ di memorie simil-epiche e divertenti dei tempi passati, ed ancora un po’ di vintage cinematografico. Le intuizioni utili sono quelle che richiedono fantasia e semplicismo. Una dote che possiede Veltroni.

La vita, i problemi, le difficoltà, sono del resto come un miscuglio di vicende, di fatti, di sogni, di successi e di delusioni. E’ sempre così! Le difficoltà provengono dalle illusioni mortificate, dai sogni non realizzati, dalle vite consumate nell’incomprensione.

E la soluzione per tutto non è forse solo un insieme di parole ben scelte e ben messe? Parole come tante altre che sono già state scritte? Le frasi si compongono tra sostantivi, verbi, aggettivi, preposizioni, articoli ed avverbi. Ed i fatti sono solo la riproduzione di una storia sempre uguale che si ripete monotonamente. Le soluzioni sono sempre là, perché sono le storie di sempre: quelle già note. Basta allora mischiare tutto insieme nello shaker della vita e mescere così nei bicchieri di ciascuno la pozione magica per far sorridere tutti. Si può fare Veltroni!

Peccato che Prodi non l’avesse capito! Invece Veltroni, il sindaco di Roma, con quelli che la sera…tra un abbacchio ed un bicchiere di vino, tra una matriciana ed una “americanata” decide d’inventarsi un cocktail di parole ed incomincia a mixerare essenze diverse: una tassa in meno di qua, un sogno infinito di là, un ritocco ai costi, un Pil che si gonfia ed un fegato che s’ingrossa, un favorino di qua, l’altro di là e una Tav che ancora non va.

Così si risolvono le cose! Ad esempio, per la spazzatura di Napoli un sacchetto per uno non farebbe male a nessuno. E’ così facile! Ma non l’aveva capito nessuno. E, perché no? Così, si può fare! Meno male allora che c’è Veltroni!

L’americano di Roma, con ascendente continente africano, deve averlo capito guardando i film degli yankees. Quelli dove con la mano protesa ed il pollice e l’indice uniti alle punte a forma di “O” e con l’idioma texano c’è ci dice: OK! Yes, we can. Basta un po’ di fantasia ed un po’ di mimica ed il film di Veltroni si che si può fare!

Un po’ di leghismo, un po’di finismo ed un po’ di berlusconismo, un’occhiata a Di Pietro, uno sguardo torvo a Boselli,  una strizzatina d’occhi a Bonino, di nascosto a Pannella, e poi tante gocce di quel condimento saporito fatto di parole inutili e senza senso come lo “sviluppo inclusivo”, il “welfare universalistico”, l”educazione come ascensore sociale”. Non è uno scherzo di Grillo! A pagina 5 del programma del PD di Veltroni c’è scritto proprio così! 

I programmi elettorali dei partiti sono come le sintesi delle idee politiche. Sembrano tutti come un  insieme di buoni propositi che presuppongono una condizione ideale ed animi virtuosi. In definitiva nient’altro che un cumulo di luoghi comuni e di sciocchezze che, si sa già in partenza,  rimarranno ancorate solo ai principi teorici. Sono costruiti su presupposti di realtà più idealizzate che vere. Hanno anche la caratteristica della inevitabile ciclicità delle attualità politiche. I concetti, pur spesso veri ed importanti, se perdono attualità, si riempiono della polvere dell’oblio, per poi essere rispolverati quando la nuova attualità li ripropone.

Nel programma del PD, con un po’ di capitomboli, c’è qualche concetto scopiazzato, uno spreco di banali sciocchezze, qualche richiamo in formato ridotto di qualche concetto recuperato nelle 282 pagine di Prodi. Non mancano, però,  gli intuiti veltroniani di grande genialità come, ad esempio, il più diretto, quello che fa presa subito perché splende di luce propria, quello immediato: “spendere meglio e meno”.

Basterebbe questa semplificazione per comprendere la grande tensione morale e l’ardua missione sociale del PD di Veltroni.  Appare così, con la forza di questo concetto forte, quello che lega il meno al meglio, la novità dell’uomo nuovo.

Come allora non avvertire il soffio di questo vento che arriva?

Veltroni è come Moretti, il regista, campione della sinistra suggestiva fatta di immagini e sensazioni, ma anche di una noia pazzesca. E’ come la discontinuità col passato. Perché si dica qualcosa di diverso. Perché la politica si riduca a questo dire continuo. Alla ricerca del pensare: perché si appaia collocati in una  geografia di un concetto. All’astrattezza del fare ed alla concretezza del dire, perché si sia protagonisti di un’immagine.

L’aspetto più preoccupante è l’impressione di leggere la sceneggiatura di una fiction: è il film di Veltroni. 

Non si sa se verrà mai programmato. Saranno gli italiani a scegliere se vorranno rivedere un film che, in definitiva, molti in Italia hanno già visto.

Vito Schepisi

 http://www.loccidentale.it/node/14000

Il pensiero politico di Veltroni

febbraio 21, 2008

veltroni-pd.jpg

 

Compagne e compagni il momento della coerenza è arrivato.
Alle elezioni andremo da soli
… ma anche in compagnia.

Io dico di si … ma a volte è necessario dire anche di no.
Ma … se è vero che … è anche possibile chi.
Ma poi se si ritiene di … come non pensare con….?
E se questi non … pure con altri si …
Io non dico no … ma non dico si …
E se qualcuno pensa che … si può anche pensare per …
Questo significa essere chiari … ma anche strategici.
Io penso … anzi non penso … perchè se penso
… dico è meglio che non penso.
… ma se io non penso, c’è chi pensa per me?
Aoh! Il Campidoglio è giocato!
Ed è allora che io dico:

SI PUO’ FARE!
O no?
Tutto chiaro???????

E’ iniziata una nuova stagione della politica.
Tutta fatta di messaggi chiari e convergenti
…ma noi comprendiamo anche le divergenze.
Siamo, infatti, aperti ma … anche prudentemente chiusi.
Il messaggio è bene che giunga forte
… ma anche senza alzare eccessivamente i toni.
Non volevo alzare la voce … ma volevo farmi sentire.
Se non mi sente nessuno … io qui che ci sto a fare?
Tanto vale che me ne vada in Africa!
Là posso dire ciò che voglio … tanto non mi capisce nessuno!
Obama non sta in Africa?… in America? E che differenza fa?
Obama sta in America ma … anche in Africa
… io ci posso giurare …
ci sono stato e li ho visti.
Vorrei che la gente dicesse:
io voto Veltroni … ma anche Berlusconi
… io voto PD ma anche PDL.
Io, ad esempio, non voglio le tasse ma anche le voglio.
Capiamoci compagni…se Berlusconi è in vantaggio,
vorrà dire che il suo programma è migliore del nostro ma …
… se noi adottassimo il suo programma e poi applicassimo il nostro?

Si può fare?

Si può!!! Si Può!!!
In Italia si può!
Questo significa barare … ma anche pensare.
E’ vero ma … è anche falso.
Prodi l’ha fatto ….con pazienza
… con mmmmolta pazienza degli italiani!
Scusate se a volte l’agone della politica mi porta alla confusione totale,
è che a furia di vedere fiction mi si è finto il cervello
e vedo film dappertutto.
L’importante è partecipare, però
… ma anche vincere, soprattutto!
Ho fatto un sogno … ma forse ero sveglio.
Ho sognato un’Italia diversa ma anche normale.
Donne e uomini, giovani ed anziani, camminavano tutti per mano
… verso i seggi elettorali …
tutti con convergenti intenzioni: un voto a Veltroni.
Poi è suonata la sveglia e mi sono svegliato!
…Non era la sveglia? Era il tintinnio delle manette di Di Pietro?
… ma era anche il suono della campane di San Pietro.
Ed allora non mi resta che dire:

“si può fare!”

…Si…LE VALIGIE…..ti salutooooooo!!!
Vito Schepisi